Descrizione
“A due anni dal feroce attacco terroristico di Hamas contro Israele, ricordiamo le vittime innocenti, gli ostaggi uccisi e coloro che sono ancora prigionieri: persone, famiglie, vite spezzate che meritano giustizia e memoria.
E, come negli Ordini del Giorno approvati il 9 ottobre 2023 e il 12 maggio 2025, oggi vogliamo ribadire che condannare totalmente e con fermezza il 7 ottobre è un dovere civile e morale.
Da Sindaca, mi riconosco nelle parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “L'orrore e la condanna, pubblicamente e ripetutamente espressa, per la violenza crudele e inaccettabile delle armi di Israele - che fa pagare alla popolazione di Gaza un intollerabile prezzo di morte, fame e disperazione, cui è indispensabile porre fine, con la necessità che Israele applichi con pienezza le norme del diritto internazionale umanitario - non attenua orrore e condanna per la raccapricciante ed efferata violenza consumata quel giorno da Hamas”.
Allo stesso tempo, le responsabilità del governo israeliano non possono mai essere usate come pretesto per gli episodi di antisemitismo, né per giustificare odio e discriminazione.
Tuttavia, ricordare significa anche guardare al presente.
Non possiamo distogliere lo sguardo dalla sofferenza del popolo di Gaza.
Risuonano le parole del Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin: “rischiamo di assuefarci a questa carneficina. […] È inaccettabile e ingiustificabile ridurre le persone umane a mere “vittime collaterali”.
In questi giorni, nel mondo e in Italia così come anche a Bergamo, molte piazze hanno manifestato pacificamente per la fine dell’occupazione, la liberazione degli ostaggi, il rispetto dei diritti umani, il riconoscimento dello Stato di Palestina e per sostenere l’arrivo degli aiuti umanitari a Gaza, dando così un segno importante di partecipazione civile, che deve sempre rimanere ancorato al rispetto reciproco e al rifiuto di ogni forma di odio o di negazione del dolore altrui.
Il futuro e la sicurezza di Israele non possono poggiare sull’annientamento di un popolo, e la pace non potrà nascere dalla violenza reciproca.
Nel secondo anniversario di quella tragedia, il nostro pensiero va a tutte le vittime, israeliane e palestinesi, in special modo bambine e bambini, i cui nomi – più di 12.000 dall’inizio del conflitto – abbiamo letto lo scorso 31 agosto davanti a Palazzo Frizzoni.
E la nostra speranza va ai negoziati di pace in corso perché, rifacendoci al Cardinale Parolin, “coinvolga[no] il popolo palestinese nelle decisioni sul proprio futuro e permetta[no] di finire questa strage, liberando gli ostaggi e fermando l’uccisione quotidiana di centinaia di persone”, per un percorso politico che riconosca a entrambi i popoli il diritto a vivere nel proprio stato in pace”.