A volo d'uccello: Bergamo nelle vedute di Alvise Cima

Premessa

In occasione del terzo centenario dalla morte di Alvise Cima (1643-1710), pittore e cartografo bergamasco a cui molto spesso la bibliografia locale ha erroneamente attribuito la paternità di tutte le vedute “a volo d’uccello” ad oggi note di Bergamo, Tosca Rossi - Guida turistica di Bergamo e Storica dell’Arte locale - ha proposto e perfezionato il suo studio dedicato all’artista. La ricerca certosina, compiuta negli archivi storici di Bergamo, Milano e Roma, ha permesso di ripercorrere le tappe della bottega paterna di Alvise, collocando la famiglia in un ceto discretamente benestante della Bergamo della seconda metà del Seicento: dai riscontri e dai dati rinvenuti risulta sostenibile l’ipotesi, peraltro già proposta in passato, che più che un pittore Alvise fosse un cartografo o un decoratore, forse di stendardi e apparati processionali o di arme e blasoni, viste anche le sue costanti frequentazioni religiose, ampiamente testimoniate dai lasciti testamentari.

L’obiettivo iniziale della ricerca, oltre al rinvenimento dei dati biografici dei componenti il nucleo familiare, era quello di ricondurre ai Cima di Bergamo, e ad Alvise in modo particolare, la paternità del dipinto posto nella Biblioteca Civica Angelo Mai di Bergamo (Ufficio del Direttore), comunemente noto come Bergamo, veduta prospettica di fine Cinquecento o Bergamo, veduta a volo d’uccello (inserita per la consultazione in questo portale), considerato ad oggi la più nitida veduta di Bergamo nel suo impianto medioevale (poi sconvolto dalla fortificazione veneziana realizzata tra il 1561 e il 1595) e ritenuto il prototipo di tale genere in città, data la produzione seriale di cui fu poi oggetto l’opera per mano dello stesso Alvise Cima alla fine del XVII secolo.

La finalità perseguita, purtroppo, non è stata conseguita, dati anche gli estremi cronologici in cui si colloca la veduta (1595-1661) e quelli biografici del pittore in questione (1643-1710): la risposta agli interrogativi, che a tal riguardo da decenni si sono posti eminenti studiosi e storici locali, così come semplici appassionati o divulgatori della storia e del patrimonio cittadino (chi la commissionò, chi la realizzò, quando, se, come Alvise Cima intervenne), è sicuramente custodita nella documentazione e nella corrispondenza intrattenuta tra Venezia e Bergamo durante i secoli di dominio della Serenissima (1428-1797), gelosamente conservata nei rispettivi archivi storici e tuttora non rinvenuta. 

Presentazione dello studio e della sua pubblicazione

Le vedute a volo d’uccello di Bergamo, propongono una città che si automagnifica, iscritta entro una cortina di mura, imperniata sulla grande emergenza architettonica della Basilica: in pratica un museo a cielo aperto dell’architettura della città, che si sfrangia nei colli e che copre un arco di tempo che va dal Medioevo alla seconda metà del Seicento. Il lavoro offerto dallo studio di Tosca Rossi e pubblicato nel dicembre 2012 (Tosca Rossi, A volo d’uccello Bergamo nelle vedute di Alvise Cima - Analisi della rappresentazione della città tra XVI e XVIII secolo, Litostampa istituto grafico, Bergamo, 2012, pp. 244, con 4 vedute a colori allegate) offre un attento e significativo lavoro di disamina della veduta, raffrontata con altre due dello stesso genere, datate 1693 e firmate Avise Cima: l’analisi diviene una sorta di guida della città, intesa quale mero strumento di lettura, divisa per rubriche/sezioni, a cui fanno capo diversi testi suddivisi per argomento (morfologia e rilievo, idrografia, orti e giardini, strade e piazze, edifici pubblici, palazzi privati), e nel caso di borghi, edifici fortificati o edifici di carattere sacro e assistenziale è dedicata ad ognuno una scheda, confluita nel Geoportale del Comune di Bergamo.

Il volume A volo d’uccello - Bergamo nelle vedute di Alvise Cima, Analisi della rappresentazione della città tra XVI e XVIII secolo è diviso in tre parti:

  • la prima riordina i dati anagrafici rinvenuti di tutti i componenti la famiglia Cima, dalle origini milanesi fino alle volontà testamentarie degli ultimi esponenti; circoscrive i luoghi, presentando in rassegna tutti i siti che la famiglia ha abitato, acquistato, affittato, venduto, frequentato e scelto per la propria sepoltura; riporta le relazioni intessute dai singoli e le committenze ricevute, restituendo alla bottega dipinti e manufatti prima ritenuti di anonimo o inediti; 
  • la seconda riassume la storia della cartografia, dalle origini fino al momento in cui diviene strumento di potere ed elemento decorativo nel corso dei secoli XV-XVI, al fine di motivare la necessità della realizzazione delle vedute prospettiche o cosiddette “a volo d’uccello”;
  • la terza, quella quasi interamente riprodotta nel Geoportale del Comune di Bergamo, focalizza la questione bergamasca della datazione e della paternità della veduta a volo d’uccello di Bergamo conservata nella Biblioteca Civica Angelo Mai di Bergamo. Tramite il raffronto con altre due piante-vedute, cronologicamente posteriori, di cui una autografa di Alvise Cima realizzata nel 1693, viene ipotizzata l'esecuzione dell'opera nella prima metà del Seicento, inserendola in un intervallo temporale abbastanza circoscritto, grazie al raffronto della data di edificazione di ogni singolo edificio raffigurato e/o riportata nelle tabelle a corredo. Ad ogni sito/edificio, raggruppato per sezioni in base alla destinazione d’uso, è dedicata una scheda composta da immagini, testo e riferimenti bibliografici, che coprono l'arco temporale in cui si inseriscono i supporti noti e oggetto di questa analisi (XVI-XVII-XVIII-XIX secolo).

L’osservazione dettagliata è anche un invito alla rilettura del territorio cittadino, esteso fino al ventaglio dei borghi storici, ma vuole anche essere uno stimolo a far ripercorrere o a rivisitare vie o edifici noti e conosciuti, per misurare ancora oggi come allora con la vista. Pur considerando tutte le approssimazioni grafiche dei supporti, data soprattutto l’epoca della loro realizzazione, il percorso è sorprendente, pari ad un viaggio nel tempo: ci si inoltra nei sagrati delle chiese, nei conventi e nei monasteri dell’antica città murata, alta e bassa, prestando attenzione alle sedi di confraternite, oratori ed istituzioni caritatevoli dell’epoca, quali gli orfanotrofi e i luoghi pii, oppure soffermandosi sull’uscio di botteghe o sulla soglia delle case, fino quasi ad immaginare i vani interni dei singoli alzati.

Lettura della veduta di autore anonimo cinquecentesco, aggiornata alla metà del XVII secolo (forse da Alvise Cima)

Le due tabelle posizionate in basso a destra e sinistra delle piante in esame contengono rispettivamente gli edifici e le parti fortificate della città, di epoca medioevale e veneziana, e i luoghi sacri e preposti all’assistenza, molti addirittura di origine paleocristiana o longobarda, ognuno affiancato da un carattere alfabetico o numerico; gli stessi, a fatica, si rinvengono anche sulle piante e permettono di scorrere le vedute, dai colli al centro storico e fino al limite dei borghi con le periferie. Considerando di utilizzare la pianta/dipinto conservato nella Biblioteca Civica Angelo Mai di Bergamo e affiancando ad ogni carattere alfanumerico delle tabelle la relativa scheda di riferimento al testo è possibile compiere un percorso che porta a lambire i singoli edifici e che vede quale punto di partenza la piazza Duomo in Bergamo alta. Una volta evidenziate la Cattedrale (1/scheda nr. 28) e la Basilica (2/scheda nr. 29), si risalgono la via Arena (3-4/schede nr. 50-51) e i colli di S. Giovanni (5-6/schede nr. 11-12) e di S. Salvatore (7/scheda nr. 13), per poi approdare in Colle Aperto (8/scheda nr. 62) e perdersi lungo il primo tratto di borgo Canale (9-10/schede nr. 36-14). Dai colli si rientra in città attraverso la Cittadella (schede nr. 2-10) e si imbocca la Corsarola (11-12/schede nr. 40-15) fino all’affaccio su piazza Vecchia (scheda nr. 9). All’altezza dell’ex chiesa di S. Michele all’Arco (13/scheda nr. 16) si scende verso il Seminarino (14/scheda nr. 17) e oltrepassato il vicolo S. Matteo, oggi privato, si raggiunge S. Lorenzo (15-16/schede nr. 37/18). Da lì ci si riallaccia al colle per la via omonima, fino a piazza Mercato del Fieno (17/scheda nr. 19) e lungo via degli Orefici (18, oggi S. Pancrazio/scheda nr. 20) ci si reimmette lungo il corso principale di via Gombito. A ritroso si prende la direzione di piazza Vecchia, ma all’altezza della torre di Gombito si piega per via Lupo e alla piazza Mercato del Pesce si ridiscende a sinistra per via Donizetti (19/scheda nr. 21), terminando in piazza Mercato delle Scarpe (20/scheda nr. 63). Giunti alla Fara lungo via Porta Dipinta (21-22-23/schede nr. 22/23/41) si “sorvola” il versante sud-occidentale delle mura veneziane, fino alla porta di S. Giacomo (24/scheda nr. 38) e all’altezza del Fortino (25/scheda nr. 39) si discende per il Paesetto (26-27-28-29/schede nr. 30-73-52-53), per giungere alla Maddalena (30/scheda nr. 74). Una piccola deviazione al convento delle Terziarie lungo via Garibaldi (31/scheda nr. 54) e poi si ritorna in borgo S. Alessandro (32/scheda nr. 24), per connettersi con quello di S. Leonardo e diramarsi lungo le Cinque Vie (33-34-35-36-37-38/schede nr.64-65-55-66-67-68). Percorsa a ritroso la contrada di Prato (39-40/schede nr. 77-56) ci si affaccia sul Prato dove si fa la Fiera (41-42/schede nr. 57-58) e una volta attraversato (43/scheda nr. 42) ci si porta in via Torquato Tasso fino al bivio per il borgo Palazzo e via Pignolo (44-45-46/schede nr. 78-70-43). Una salto appena fuori porta S. Antonio (47/scheda nr. 84) e poi, rientrati, si risale il borgo Pignolo fino a giungere al bivio con la via S. Giovanni (48/scheda nr. 25) e introdursi nel vicolo S. Giovanni (50-51/schede nr. 79/80). Si retrocede per qualche metro e ci si inerpica nuovamente in borgo Pignolo (49/scheda nr. 71) fino al crocicchio del Delfino: da lì si scende temporaneamente prima in via Masone (52-53/schede nr. 31-44) e poi, tornati in piazza (54/scheda nr. 26), per la via S. Tomaso (55-56/schede nr. 81-82-85-72) fino al borgo di S. Caterina (57/scheda nr. 27). Infine, in ordine sparso si toccano le chiese di S. Anna in borgo Palazzo a sudest (58/scheda nr. 86) e l’ospedale di S. Martino nel cuore della Città Bassa (59/scheda nr. 83) per terminare il tragitto ad ovest alla chiesa di S. Leonardo (60/scheda nr. 45).

Allo stesso modo è possibile riconoscere tutti i siti preposti alla difesa, tra cui le porte medioevali e le roccaforti, oltre a tutti gli elementi e le parti della fortificazione veneziana. Le didascalie poste all’interno delle tabelle posizionate in basso a destra delle tre piante, modanate in forme barocche, seguono una sequenza alfabetica, composta da una prima successione a lettera singola (A/Z nel caso della tela nella Biblioteca e A-V negli altri due dipinti firmati dal Cima) e da un seconda a lettera ripetuta (AA/LL): il primo elenco, relativo agli elementi della cinta veneziana, percorre la cinta fortificata in senso orario, partendo dal sito a nord-ovest costituito dal Forte Superiore di S. Marco (A) e terminando sempre a nord-ovest con la Piattaforma Pallavicina (T), che corrisponde ai baluardi di S. Gottardo e di S. Vigilio; il secondo invece, relativo alle porte della cinta medioevale, procede in senso antiorario partendo dalla porta S. Agostino (AA) a sud-est e giungendo alla porta Penta (LL) a sud. Le fortificazioni della Cappella (V), della Rocca (Y) e della tenaglia di S. Domenico (Z-25), peraltro mai realizzata, sono indicate solo sulla tabella della veduta della Biblioteca, mentre sulle altre due firmate Alvise Cima la didascalia è riportata sotto o a fianco dei rispettivi siti e nel caso della tenaglia di S. Domenico è riportata solo la lettera Z pur non comparendo in legenda. 

Metodologia di lettura delle schede nella pubblicazione e nel Geoportale

Ogni scheda - dedicata ad un borgo o ad una parte o elemento della fortificazione medioevale e veneziana o ad un edificio sacro o destinato ad attività caritatevole e assistenziale - riporta in tre colori l’esatta dicitura della rispettiva voce rinvenuta sulle tre vedute (verde/nero/marrone, rispettivamente tela nella Biblioteca Civica Angelo Mai di Bergamo, tela nel Museo storico dell’età veneta, disegno conservato nella Biblioteca Civica Angelo Mai di Bergamo), mentre il testo, tranne quello dedicato ai borghi, è diviso in due paragrafi, talvolta in tre:

  • Cenni storici, insieme di dati e nozioni reperiti da tre famosi cronisti del XVI-XVII-XVIII secolo (Giovanni da Lezze nel 1596, Donato Calvi nel 1671 e Giovanni Battista Angelini nel 1720), scelti in quanto contemporanei alle raffigurazioni cittadine analizzate, confrontati con quelli forniti da tre testi moderni (Vanni Zanella nel 1977, Walter Barbero nel 1985 e Sergio del Bello nel 1992), ulteriormente confrontati con le schede dell’Inventario dei Beni Culturali, Ambientali e Archeologici del Comune di Bergamo (IBCAA);
  • Lettura del sito sulle opere, ovvero una sorta di ricognizione condotta sulle piante, al fine di contestualizzare l’edificio nell’area di riferimento: si tende a collocare il sito secondo le coordinate del borgo di appartenenza o degli edifici circostanti, si leggono gli alzati e li si raffronta sui tre supporti, si commenta la qualità della raffigurazione, la coerenza della collocazione e la correttezza di vari parametri (orientamento, aperture, fronti, corpi annessi) oltre ad analizzare le singole didascalie e la numerazione delle tre piante in termini di leggibilità, correttezza e sequenza.
  • I luoghi di Alvise Cima (solo in alcune schede), individua sulla veduta i luoghi con cui è entrato in contatto Alvise Cima o un membro della sua famiglia, ad esempio per una committenza, un atto notarile o un fatto personale, oltre naturalmente a tutti i siti che hanno contrassegnato la nascita, la quotidianità e la morte dei singoli componenti il nucleo familiare dei Cima.

Avvertenze per la lettura delle schede nella pubblicazione e nel Geoportale:

  • la disposizione/orientamento delle vedute esaminate nel volume, così come si leggono, non corrisponde ai quattro punti cardinali: se le volessimo orientare correttamente dovremmo ruotare i dipinti verso destra, in senso antiorario, per distendere l’abitato lungo il crinale dei colli e abbracciare la pianura. Le coordinate “a monte” o “a valle” sono dunque da intendersi rispettivamente come “sopra” e “sotto” gli edifici presi in esame e non come “a nord” o “a sud” degli stessi; 
  • nel testo si troveranno tra parentesi numeri/lettere o nomi di luoghi (vie o piazze): i primi rimandano ai numeri dei relativi siti presenti nelle tabelle della tela nella Biblioteca Civica Angelo Mai di Bergamo, mentre i secondi si riferiscono all’attuale toponomastica.

 

Il corredo fotografico è dato da tre tasselli fotografici - relativi alla ripresa del monumento sulla tela della Biblioteca Civica Angelo Mai di Bergamo, sulla tela del Museo storico dell'età veneta di Bergamo, Il Cinquecento interattivo e sul disegno conservato sempre in Biblioteca Civica Angelo Mai - oltre all’immagine che presenta la situazione attuale dell'edificio/sito e permette al lettore la sua/loro facile individuazione. 

Bibliografia di riferimento

Opere a stampa

  • AA.VV., Le mura di Bergamo, Azienda Autonoma Turismo, Bergamo, 1977
  • Angelini G.B. (a cura di V. Marchetti con la collaborazione di D. Polini), Per darti le notizie del paese, descrizione di Bergamo in terza rima, 1720, Edizioni dell’Ateneo, Bergamo, 2002
  • Barbero W., Bergamo, Electa, Milano, 1985
  • Calvi D. (a cura di G. Bonetti e M. Rabaglio), Delle chiese della diocesi di Bergamo (1661-1671), Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo (Mi), 2008
  • Calvi D., Effemeride sagro profana di quanto di memorabile sia successo in Bergamo, sua diocesi, et territorio, da suoi principij fin’al corrente anno, Francesco Vigone, Milano, 1676-77, vv.1-2-3
  • Comune di Bergamo, Biblioteca Civica Angelo Mai, Calendario 2010, Bergamo 2009
  • Da Lezze G. (a cura di V. Marchetti e L. Pagani), Descrizione di Bergamo e suo territorio 1596, Provincia di Bergamo Assessorato Istruzione e Cultura Centro documentazione Beni Culturali, Lucchetti Editore, Bergamo, 1989
  • Del Bello S., Bergamo guida turistica, Editrice Ferrari, Clusone (Bg), 1992
  • Fornoni E., Le vicinie cittadine, Tipografia S. Alessandro, Bergamo, 1905
  • Pagnoni L., Chiese parrocchiali bergamasche, Edizioni Monumenta Bergomensia LII, Bergamo, 1979
  • Pelandi L., Attraverso le vie di Bergamo scomparsa: Il Borgo Canale, Poligrafiche Bolis, Bergamo, 1967
  • Pelandi L., Attraverso le vie di Bergamo scomparsa: Il Borgo Palazzo, Poligrafiche Bolis, Bergamo, 1966
  • Pelandi L., Attraverso le vie di Bergamo scomparsa: Il Borgo Pignolo, Poligrafiche Bolis, Bergamo, 1972
  • Pelandi L., Attraverso le vie di Bergamo scomparsa: Il Borgo S. Caterina, Poligrafiche Bolis, Bergamo, 1965
  • Pelandi L., Attraverso le vie di Bergamo scomparsa: Il Borgo S. Leonardo, Poligrafiche Bolis, Bergamo, 1965
  • Pelandi L., Attraverso le vie di Bergamo scomparsa: La Strada Ferdinandea, Poligrafiche Bolis, Bergamo, 1963
  • Ronchetti G., Memorie Istoriche della Città e chiesa di Bergamo, Archivio Storico Brembatese, 1975
  • Zanella V., Bergamo Città (II edizione), Azienda Autonoma di Turismo, Bergamo, 1977

Cataloghi di mostre

  • AA.VV., A volo d’Uccello, Jacopo de’ Barbari e le rappresentazioni di città nell’Europa del Rinascimento, Venezia, Museo Correr, 20/11/1999-27/2/2000, Arsenale Editrice, Venezia Mestre, 1999
  • AA.VV., Il Seicento a Bergamo, Bergamo, Palazzo della Ragione, 26/9-29/11/1987, Cariplo-Comune di Bergamo-Azienda Promozione Turistica, Poligrafiche Bolis, Bergamo, 1987
  • AA.VV., Patrimoni svelati. Le quadrerie di Enti e Istituzioni bergamasche, Bergamo, Palazzo della Ragione, 9/6-8/7/2001, Clusone, Ferrari Editrice, 2001

Opere multimediali

  • Comune di Bergamo, Inventario dei Beni Culturali Ambientali del Comune di Bergamo, Monumenti e Siti, schede nr. 0110462-0150161-0150715-0150801-0151122-0151132-0151133-0151135-0201310-0201311-0201312-0201313-0201714-0201715-0201904-0202301-0202302-0202508-0202509-0202513-0202605-0202703-0202704-0202705-0202706-0202707-0203020-0203402-0203603-0203604-0203605-0203606-0204018-0205329-0320402-0320402bis-0320808
  • Comune di Bergamo, Inventario dei Beni Culturali, Ambientali e Archeologici (Allegato 2 del Piano delle Regole del P.G.T.), schede nr:
  • VOLUME 1 - nr. 9-10-11-12-16-32-33-34-38-53-59-60-69-74-82-84
  • VOLUME 2 - nr. 89-93-98-102-103-104-105-106-108-109-110-111-113-114-115-116-118-  
  • 119-121-125-127-128-131-134-135-137-140-141-142
  • VOLUME 3 - nr. 177-181-182-186-188-200-206-208-211-214-223-235-242-248-265-269

Referenze iconografiche

  • Collezioni private - Schede nr. 39 - 57 - 58 - 72 - 86 - 87
  • Comune di Bergamo, Bergamo (Inventario dei Beni Culturali, Ambientali e Archeologici del Comune di Bergamo - Allegato 2 del Piano delle Regole del Piano di Governo del territorio P.G.T) - Schede nr. 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 13 - 14 - 15 - 19 - 20 - 23 - 26 - 27 - 28 - 29 - 33 - 35 - 36 - 37 - 40 - 42 - 45 - 46 - 47 - 49 - 50 - 51 - 52 - 58 - 60 - 63 - 65 - 67 - 71 - 72 - 76 - 84 - 86
  • Giolito Michele, Bergamo - Schede nr. 16 - 32 - 41 - 50
  • Rossi Tosca, Bergamo - Schede nr. 9 - 10 - 11 - 17 - 18 - 21 - 22 - 24 - 25 - 30 - 31 - 34 - 38 - 39 - 44 - 48 - 53 - 54 - 55 - 56 - 61 - 62 - 64 - 66 - 68 - 69 - 70 - 73 - 74 - 75 - 77 - 78 - 79 - 80 - 81 - 82 - 83 - 85 - 87
  • Salvi Dimitri, Palazzago (Bg) - Anonimo, Bergamo a volo d’uccello, olio su tela,Bergamo, Biblioteca civica Angelo Mai;Anonimo, Bergamo a volo d’uccello, 1693, disegno su fogli di carta reincollati su tela, Bergamo, Biblioteca civica Angelo Mai
  • Sangalli Alberto, Sombreno, fraz. Paladina (Bg) - Alvise Cima, Bergamo a volo d’uccello, 1693, olio su tela, Bergamo, Palazzo del Podestà e Museo storico dell’età veneta, già Comune di Bergamo Palazzo Frizzoni Ufficio del Segretario Generale e Ufficio del Sindaco
  • Suore Orsoline, Bergamo - Schede nr. 44 - 56
  • Suore Domenicane, Bergamo - Scheda nr. 59